Basta guardarsi intorno per vedere che bambini e ragazzi scattano tante foto. Senza dilungarsi e lagnarsi riguardo al dilagare del selfie, ho pensato che questo poteva rappresentare una fantastica occasione.
Mi era già capitato di sorprendermi qualche anno fa, quando Beatrice ci chiese se poteva fare delle foto con una vecchia macchinetta. Naturalmente la perdemmo di vista quasi subito. Sarà finita in mezzo ai giochi, sarà dalla nonna, sarà in auto (la nostra seconda casa dove si accumula di tutto), sarà in qualche borsa...
Rispuntò fuori solo dopo qualche mese. Al momento di scaricare le immagini trovammo tutte queste foto tagliate all'altezza dei suoi otto anni, bellissime. I soggetti erano commoventi, sfocati, vicinissimi. Io in cucina, Giovanni che metteva infila le macchinine già con la sua mania di catalogatore, noi dentro casa e lei fuori dalla finestra, il cane, il prato.
Così, qualche tempo fa ho parlato con Sara Mattaioli, giovane fotografa di San Feliciano. Presto è venuta fuori un'idea per un laboratorio di fotografia e scrittura dedicato a bambini e ragazzi.
L'idea era questa: dare alcune indicazioni tecniche, qualche consiglio, qualche dritta e poi scattare insieme e scrivere. Sì, perché l'ingrediente segreto sarebbero state le parole, le storie dietro e dentro gli scatti.
Per far emergere i soggetti delle foto e le storie, abbiamo pensato di utilizzare un bellissimo gioco contenuto nel libro A Ritrovar le Storie, di Anna Maria Gozzi e Monica Morini con le illustrazioni di Daniela Iride Murgia (Edizioni Corsare). Lo abbiamo stampato bello grande e utilizzato nei nostri incontri.
Abbiamo chiamato il laboratorio A Fotografar le Storie e siamo partite.
Abbiamo trascorso tre mattinate insieme a 14 tra bambini e ragazzi (dai 10 ai 14 anni).
Il primo giorno dedicato ai ritratti, il secondo agli oggetti, il terzo al paesaggio.
Nella prima parte della mattina i ragazzi ascoltavano Sara, lei proponeva foto, esempi, consigli e poi ci metteva all'opera.
Lanciando dadi ci siamo lasciati sballottare tra le caselle. Così abbiamo potuto scrivere di animali, casa, felicità, vestiti, amore, lavoro... Si scriveva, molto brevemente, si condivideva quanto ricordato, scritto, pensato.
Il pomeriggio a casa, ciascuno per conto proprio scattava altre foto. Non tante, pochissime. Ne chiedevamo tre al massimo in modo che fossero costretti a scegliere senza disperdersi in mille scatti tutti uguali. Il giorno dopo si scaricava tutto, si guardavano insieme le fotografie e poi si ricominciava.
Sono state tre mattine molto belle, abbiamo sentito il privilegio di poter guardare con i loro occhi e di ascoltare qualche pensiero. Era un esperimento estivo ma per noi è riuscito e torneremo alla carica chiedendo più tempo per stare insieme.
Al di là della qualità delle immagini e dei testi, la cosa importante per noi era quella di spingerli a trovare un proprio punto di vista, a mostrarlo agli altri senza imbarazzi. Volevamo che sapessero che ci interessava quello che gli passava per la testa, quello che attirava la loro attenzione. Che avessero insomma un'occasione di ascolto, di condivisione e scoprissero che anche quando scattano una fotografia possono raccontare qualcosa di se stessi. Che anche quello è un mettersi a fuoco, pian piano.
A ciascuno abbiamo regalato una macchinetta speciale. Le ha fatte mio papà con del legno riciclato dipinto di bianco, qualche vite, un po' di colla e i nomi scritti con una vecchia etichettatrice dymo.
Ce ne saranno più copie di ciascuna così che ognuno potrà portarsi a casa le proprie, prendere quelle degli altri, scambiarle.
Ne metto qualcuna come esempio.
Nelle prime, fronte e retro.
Ancora qualche immagine...
Grazie a Sara, grazie a Giuliana di Edizioni Corsare.
Grazie a Federica del Museo della Pesca e alla pro loco di San Feliciano.
Grazie a Margherita, Letizia, Beatrice, Enrico, Giovanni, Sophie, Elisabetta,
Rachele, Ludovica, Teresa, Anna, Elena, Martina, Vincenza.
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