martedì 16 dicembre 2014

A Sàrmede per scrivere e disegnare insieme ai bambini



A Sàrmede, ospiti de Le immagini della fantasia, Marina Marcolin ed io abbiamo incontrato i bambini venuti per i nostri laboratori dedicati alla poesia e al disegno.


Per l'occasione mi ero portata dietro la mia tenda delle parole. Quando siamo in piccoli gruppi ci infiliamo sotto per provare che effetto fa, conoscerci un po', leggere insieme qualche cosa e raccoglierci in un luogo che suggerisce il gioco ma anche l'intimità.
Questa volta, sotto la tenda, ci aspettava qualcosa. E le tante taschine cucite nella stoffa dalla mia amica Elena custodivano una piccola sorpresa finale.



Mi porto dietro una tenda (a volte anche con la sua struttura in legno, agile sì, ma mica così tanto se devi viaggiare in treno e fare diversi cambi) anche perché nel libro Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno edito da Topipittori c'è una tenda; uno di quei rifugi da fare in casa insieme ai fratelli quando piove, o la sera se si dorme insieme a un amico, oppure quando improvvisamente un cuscino scivola dal divano, una coperta fa una piega insolita e si scopre che possiamo nasconderci dentro quella strana architettura, portare lì i nostri tesori, guardare gli altri da un posto segreto che ci rende quasi invisibili.

immagine di Marina Marcolin 


Alzi la mano chi ha fatto almeno una volta un tenda dentro casa! 


Abbiamo letto qualche verso della raccolta cercando di rintracciare oggetti, momenti, incontri quotidiani e familiari. Proprio come la tenda. Poi ci siamo messi al lavoro.
Marina ed io avevamo preparato due scatole: in una c'erano dei piccoli oggetti e giocattoli presi in prestito da cesti e borsine dei miei figli, nell'altra alcuni elementi come foglie, sassolini, ramoscelli, bacche, conchiglie e gusci di chioccioline presi in prestito dalla natura.

Abbiamo chiesto ai bambini di osservarli tutti, toccarli e poi sceglierne uno soltanto.
Abbiamo scritto una lista di parole dettate dal primo impatto con l'oggetto, tracciate sul foglio in un primo tentativo di conoscere cosa avevamo davanti.
L'idea era di entrare nell'oggetto o nell'elemento che avevamo scelto certi che avesse qualche cosa da dirci, una voce nascosta che poteva confidarci qualche cosa. Ma che cosa?

Ci è venuta in soccorso una casina bianca, senza particolari, senza porte né finestre. Mostrandola provavo a chiedere: Di chi è quella casa? Cosa custodisce dentro? Chi sono i suoi abitanti? E non si riusciva a rispondere proprio perché sembrava muta, bianca e chiusa com'era.



Allo stesso modo, ho detto, può capitarci con l'oggetto che abbiamo davanti. Dobbiamo trovare il modo di entrare anche se ci sembra senza porte e finestre. L'abbiamo scelto, e questo è già qualcosa, ma come si fa ad ascoltare la sua voce? A sentire quale segreto custodisce?

Così dalla casetta anonima e zitta ho fatto uscire qualche stimolo alla scrittura in forma di balloon, come se fossero tante domande per "entrare" dentro l'oggetto o l'elemento naturale.
I bambini si sono messi a scrivere scoprendo diverse novità riguardo alla cosa che avevano scelto e sorprendendosi per qualche somiglianza strana. Le prime associazioni iniziavano ad arrivare. Alcuni bambini erano un po' troppo piccini e allora li abbiamo aiutati scrivendo al loro posto mentre ci bisbigliavano all'orecchio.

Non avevamo molto tempo (anche perché volevamo fare un ritratto ai nostri oggetti insieme a Marina) e allora, affinché tutti potessero concludere la propria esplorazione attraverso al scrittura, ho pensato di utilizzare una struttura chiusa (presa in prestito tra quelle che Chiara Carminati suggerisce in Perlaparola, edito da Equilibri) che spingesse i bambini a scegliere cosa tenere, a dare risalto all'idea che li aveva più sorpresi e a mettere in relazione quello che avevano scoperto dell'oggetto con qualcosa che li riguardasse esprimendo alla fine un piccolo desiderio (proprio o dell'oggetto).




 






 








Acchiappata l'idea, siamo andati a raccoglierci attorno a Marina che ha dato qualche indicazione sul disegno dal vero, a matita, senza gomma, senza cancellature.



I bambini si sono messi a disegnare su dei cartoncini tenendosi accanto gli oggetti scelti. Qualcuno ha avuto il tempo di usare gli acquerelli. A fianco tutti hanno trascritto il testo su cui avevano lavorato.





  


Alla fine c'è stata la festa della lettura ad alta voce, un momento di restituzione in cui abbiamo ascoltato i testi di tutti e ciascuno ha potuto così sentire la voce, i segreti, le somiglianze, i pensieri innescati dagli altri oggetti.





Per salutarci, tutti sotto la tenda a prendere un piccolo regalo nascosto nelle taschine: tante poesie di autori diversi da portare a casa.



Scrivere insieme ai bambini richiede tempo e continuità. Perché scrivere insieme è anche un patto di fiducia e confidenza. Tuttavia queste occasioni lampo sono utili per aprire qualche porticina, per leggere poesia e stare insieme sotto le parole come se fossero una tenda che tutti abbraccia, provare a indovinare quali ci somigliano di più.
Ho sempre trovato bella quell'espressione con cui iniziano certe consegne: scrivi con parole tue... Mi faceva sempre credere che potessi davvero scrivere quello che volevo.
Scardinata dai compiti, "scrivi con parole tue" dovrebbe essere un esercizio offerto a tutti.










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