Una brava bibliotecaria mi ha invitata a proporre A Fotografar le Storie a una classe quinta.
Diversamente dal laboratorio estivo pensato insieme alla fotografa Sara Mattaioli nel quale avevamo avuto a disposizione tre lunghe mattine (poi i partecipanti continuavano a scrivere e scattare anche di pomeriggio, ciascuno per conto proprio), qui avremmo trascorso insieme ai bambini solo tre ore.
Abbiamo quindi modificato l'attività utilizzando A ritrovar le storie (Edizioni Corsare) + E sulle case il cielo (Topipittori).
Ho pensato che, essendo arrivati in quinta, poteva essere bello per loro farsi un ritratto, raccontarsi qualche cosa che ancora non avevano detto agli altri, rispondere a domande impreviste oppure partire da un oggetto, fare un ritratto fotografico a un loro compagno o compagna e scrivere per loro un breve testo, una specie di saluto affettuoso. Ci siamo scaldati un po' e poi abbiamo iniziato a giocare.
Una bella sorpresa è stata quella di scorpire che non avevano nessun imbarazzo nell'usare questo primo verso e poi andare a ruota libera.
Volendo perfezionare questo scambio abbiamo chiesto a ciascuno di fotografare il proprio amico chiedendogli e contrattando una posa che esaltasse le sue qualità.
Una nuova conferma invece è quanto sia forte la vita segreta degli oggetti. I bambini sono pieni di cose, minutaglie, robe rotte, oggetti da poco agli occhi degli adulti. Eppure occorre fare attenzione a buttare, scartare perché alcuni si cristallizzano, diventano quasi dei simboli e serve tempo per lasciarli.
Una scoperta interessante è il desiderio che hanno di fare cose concrete, di mettersi alla prova, reggere la macchina fotografica grande e pesante, trovare l'inquadratura, scegliere sfondi. E per questo abbiamo scelto anche questa volta di concludere con un segno concreto e personale stampando e consegnando almeno quattro cartoline a bambino.
Grazie a tutti i bambini, alla loro insegnante e a Cinzia, il cuore dela biblioteca.
Grazie a Sara e alla sua incoscienza (anche questa volta la macchina è sana e salva).
Nota che rende giustizia: le belle foto di questo post sono di Sara,
quelle storte e sfocate, naturalmente, le mie.
Bellissimo questo progetto che coniuga pensieri e immagini.
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