Ho scritto questa poesia per me, perché anch'io ho preferito prendere un sacchetto di fagioli invece che contrattare l'offerta migliore al mercato e per ricordarmi, quando sarà il momento, di lasciare che i miei figli vendano la mucca per uno scambio che lì per lì mi sembrerà svantaggioso.
Volevo dar voce a chi prova una strada diversa, desidera orizzonti più ampi ed è capace di rischiare. Una poesia per bambini e ragazzi che non ascoltano la mamma e provano a spiegare, tenerle testa. Anche perché, prima ancora del successo dell'impresa, c'è l'arrampicarsi verso un luogo nascosto dalle nuvole. Mentre si sale si può guardare il mondo da un altro punto di vista. È questa secondo me la prima vera conquista di chi cresce.
Tuttavia, di mese in mese, davanti alle immagini dei barconi stracolmi, degli sbarchi, degli ammassi di persone che premono alle barriere di filo spinato, io penso spesso alla pianta di fagioli di Jack. Inutile ostinarsi a pensare che migliaia di uomini, donne e bambini, possano continuare per sempre a vendere l’ultima mucca per poi restare a morire. Non è uno sbaglio, non incappano per caso in un vecchio che rifila loro fagioli magici.
I fagioli crescono da soli. La spinta di questi semi è più forte di tutti gl’incantesimi, è l’urgenza di togliersi dalla propria condizione di miseria, di salvarsi dalla violenza e dalla morte. Non c’è rimprovero che tenga, non c’è divieto, non c’è calcolo che scoraggi. Ogni notte queste piante crescono rapide. E uomini, donne, bambini salgono. Sprofondati dentro le stive, accalcati sotto un cielo nero, salgono su onde altissime.
La fiaba è un tessuto che in controluce mi rivela la trama di tante altre storie. Per analogie a volte tenaci, a volte deboli e bizzarre ma non per questo meno vere per me.
Eppure in questi giorni vedo anche un corpo disteso, un freddo mare blu, delle onde bianche di schiuma stringere troppo il loro nodo. E occhi aperti, per poco ancora, quanto basta per farci una domanda.
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Immagini e versi tratti dal libro In mezzo alla fiaba, Topipittori.
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