lunedì 31 agosto 2015

Alberi in mezzo al mare


Ho scritto questa poesia per me, perché anch'io ho preferito prendere un sacchetto di fagioli invece che contrattare l'offerta migliore al mercato e per ricordarmi, quando sarà il momento, di lasciare che i miei figli vendano la mucca per uno scambio che lì per lì mi sembrerà svantaggioso.



Volevo dar voce a chi prova una strada diversa, desidera orizzonti più ampi ed è capace di rischiare. Una poesia per bambini e ragazzi che non ascoltano la mamma e provano a spiegare, tenerle testa. Anche perché, prima ancora del successo dell'impresa, c'è l'arrampicarsi verso un luogo nascosto dalle nuvole. Mentre si sale si può guardare il mondo da un altro punto di vista. È questa secondo me la prima vera conquista di chi cresce.
Tuttavia, di mese in mese, davanti alle immagini dei barconi stracolmi, degli sbarchi, degli ammassi di persone che premono alle barriere di filo spinato, io penso spesso alla pianta di fagioli di Jack. Inutile ostinarsi a pensare che migliaia di uomini, donne e bambini, possano continuare per sempre a vendere l’ultima mucca per poi restare a morire. Non è uno sbaglio, non incappano per caso in un vecchio che rifila loro fagioli magici.
I fagioli crescono da soli. La spinta di questi semi è più forte di tutti gl’incantesimi, è l’urgenza di togliersi dalla propria condizione di miseria, di salvarsi dalla violenza e dalla morte. Non c’è rimprovero che tenga, non c’è divieto, non c’è calcolo che scoraggi. Ogni notte queste piante crescono rapide. E uomini, donne, bambini salgono. Sprofondati dentro le stive, accalcati sotto un cielo nero, salgono su onde altissime.
La fiaba è un tessuto che in controluce mi rivela la trama di tante altre storie. Per analogie a volte tenaci, a volte deboli e bizzarre ma non per questo meno vere per me.


Guardando ancora una volta l'immagine pensata da Arianna Vairo per questa poesia, io vedo una pianta che spinge così tanto verso l'alto da uscire di pagina, sento il desiderio crescere potente, il diritto di avere la propria possibilità gonfiarsi, farsi più sicuro e quasi fuggire via, fuori dal libro come fosse una nuvola, vedo un personaggio non più schiacciato a terra, un ragazzo che guarda dall'alto, che scoprirà una visione finalmente diversa.
Eppure in questi giorni vedo anche un corpo disteso, un freddo mare blu, delle onde bianche di schiuma stringere troppo il loro nodo. E occhi aperti, per poco ancora, quanto basta per farci una domanda.

 



***
Immagini e versi tratti dal libro In mezzo alla fiaba, Topipittori.






giovedì 27 agosto 2015

Vetro




Piccola anticipazione al limitare dell’estate, il tempo esatto per questo piccolo libro.
Si chiama Vetro.
È un breve racconto che nasce dalle domande attorno alla crescita, al passaggio da una stagione a un’altra. Dentro c’è un’idea e in coda due poesie.
Non è facile, è un tentativo di scrittura sulla soglia.
Ma Vetro, come i ragazzini più tosti, ha saputo essere testardo e l’ha spuntata.
Presto sarà in libreria.
Le immagini sono di Cristina Pieropan che ringrazio.
Pietre e vetri sono raccolti da Beatrice nella sua prima vacanza al mare da sola.
L’editore è il coraggioso Fulmìno.

Fulmino Edizioni
edizioni@fulmino.it
via O. De Giovanni, 16 - Rimini
tel. 340 3941842 
 
 

giovedì 20 agosto 2015

La poesia più difficile



 
Questa primavera mi è capitato di portare Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori) ai bambini della scuola Marconi e alla scuola Bellini di Brescia per alcuni incontri e laboratori.
Due delle classi che ho conosicuto, grazie alla loro maestra Chiara, facevano colazione ogni mattina con la poesia. Mi hanno mostrato come. Sulla cattedra una scatola di cereali tutta decorata. Accanto una tazza. Dentro la scatola, da prendere con la mano o un cucchiaio, biglietti con i testi di tante poesie. Si pesca e si legge una poesia a sorpresa prima di iniziare la giornata. Un regalo, un ascolto gratuito che ripetuto giorno dopo giorno diventa un nutrimento continuo e profondo.
È stato in una  di queste classi che, al momento delle domande, una vocina mi ha chiesto: «Qual è la poesia che ti è sembrata più difficile da scrivere?». Era una bella domanda. Quei bambini avevano chiaro che la poesia può dire cose grandi e difficili, può suscitare domande, emozioni forti. Anche in chi scrive.
Quando scrivo poesie, scrivo piccino e ingarbugliato. Lettere come anelli, diverse cancellature, ritorni, linee tirate sopra. Poi ricomincio e riscirvo tutto da capo. Tre, quattro volte. Più o meno le stesse cose, spostando sempre un poco, cercando di mettere a fuoco. Quando la poesia è fatta, la rileggo più volte. Quando la so a memoria capisco se c’è o non c’è.
Ma una volta detta, è detta. Difficile tornare in dietro anche se la cosa che ho scritto non è piacevole, mi rivela qualcosa che non desidero ascoltare in quel momento, sbroglia una matassa complicata che non avevo voglia di lavorare.
La poesia sa dire la verità e, a volte, me la dice nel finale. Al liceo il mio professore di letteratura italiana e latina, chiacchierando delle mie poesie, mi fece un complimento con un prestito strano: fulmen in clausula o in cauda venenum. Avevo e ho davvero ben poco a che fare con Marziale ma è vero che mi piace lasciare in coda qualcosa che resti come una piccola spina. Nella dolcezza, nella sorpresa o nella durezza. 
Volevo rispondere alla domanda sulla poesia più difficile e mi è venuto in mente un testo in particolare che si trova nel libro di poesie In mezzo alla fiaba (Topipittori, illustrazioni di Arianna Vairo).

 
Dopo averla scritta mi ero chiesta a lungo se poteva essere una poesia per bambini. La chiusura era dura. Diceva una cosa che non volevo dire, che non mi piace dire né fare, che con tutte le forze cerco di imparare a rifiutare.
Male per male.
Però la voce che parla nella poesie parla ai capretti. E c’è un lupo che bussa e si camuffa nel peggiore degli inganni. Allora per ripondere alla domanda sulla poesia più difficile ho raccontato qualcosa di questa poesia e l’ho letta ad alta voce.
Ai bambini si chiede di essere gentili. Buoni. Educati. Generosi. Affettuosi, misurati, fiduciosi. Bene. Putroppo bisogna anche che siano pronti a mordere, urlare e dare calci nel sedere.
Alla fine abbiamo riso. Io ero un po’ commossa.
Una fiaba, una delle prime che ho ascoltato, una fiaba breve di quelle che facilmente si tengono a memoria. In me ha suscitato rime chiare e un pezzetto del mistero del male.
Miei capretti, occhi aperti. 


***
Grazie ad Arianna Vairo per queste zampe rosse.
Grazie per i capretti che sono sei così ogni volta li conto con i bambini e finiamo per essere d’accordo che il più piccino si è già nascosto nella pendola.
Grazie infine per quella porta che divide, per quel campanello che di sicuro non c’era nella casa dei capretti ma nelle nostre case sì.
  



mercoledì 19 agosto 2015

Agosto


In agosto soprattutto, più esposti
la pelle al troppo sole il cuore
alle tagliole - è fitto il nostro bosco
di bestiole ciascuna può incappare
in lacci buche fauci. Amore,
andiamo insieme. La durezza
della stagione non si vede sulle prime
ma tu sai io so che l'estate ha le sue spine.



 
 
 


giovedì 13 agosto 2015

Al lago



Lago, vento, onde, un pontile bianco, un gabbiano, uno sposo guardiano di ogni tuffo.
Una poesia.




 





Non il biennio sperimentale di fisica
al liceo mi ha insegnato il principio
dei vasi comunicanti ma sono
i tanti anni, momento per momento
vuoto e pieno, il mio e tuo tormento
scende e sale, non so più se sia bene
o male essere così uniti, trasmigrare,
scolare l'uno nell'altro, rifluire
rovesciarsi scolorare amarsi e basta
senza potersi salvare.




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