lunedì 8 settembre 2014

La poesia del lunedì




Purtroppo è lunedì. Però c'è una poesia. Non so se possa migliorare le cose.
In ogni caso, questa è una poesia di parecchio tempo fa. Resta tra le mie preferite perché è un po' misteriosa. Una specie di rivelazione su come sono fatta io e su come in amore ci si incagli e poi si riparta. Fedeli all'amore sì, ma pure a se stessi.

Nota a margine con nota:
Felice che Sualzo abbia messo il mio amato cane dal nome strano: Mikrè.
Residuo della mia antica passione per l'ebraico biblico. Bene, "mikrè" cioè "sorte, destino" è una parola rara nelle Scritture. Scriveva Erri de Luca in una nota alla traduzione del libro di Rut: "sorte accidentale per chi ne fa esperienza su di sé, ma frutto di un disegno divino da parte di chi dall'esterno la contempla".
Lo chiamai così perché lo trovai fuori da una chiesina in un momento di grande smarrimento per me (e per lui). Io ho una grande paura dei cani, antica, resistentissima. Ma lui ne aveva più di me.
Gli dissi: “Se mi aspetti fino alla fine della messa ce ne torniamo a casa insieme". Mikrè, che poi seppi fuggito quella mattina al cacciatore al primo sparo, restò.
Quando dopo un mese il cacciatore mi cercò e mi trovò disse che me lo potevo tenere perché era un buono a nulla.
Il fatto che Mikrè fosse spaventato come me e fulvo come Sualzo era stato un segno sufficiente per decidere di tenerlo.
Poi, che Sualzo non sia fuggito via all'idea di una che dà un nome così a un cane è un'altra storia ancora.




Qui si può leggere per intero. 

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